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"La Storia Bandita"
 
       
 
 
       
 

Una tradizione vuole che il Castello di Brindisi di Montagna fosse stato costruito dagli Arabi che presero Pietrapertosa e Tricarico. Questa ipotesi serve a dimostrare che la maggior parte degli abitati che gravitano intorno alle Dolomiti Lucane e al territorio di Laurenzana vennero frequentati, probabilmente, da gruppi di popolazioni spinte dalle incursioni dei Musulmani all'interno della Basilicata, per trovare riparo e difesa sui monti e quindi di costruirsi una loro fortificazione. Nel 1268 Guidone de Foresta, primo signore di Brindisi, prese possesso del castello, che passò nel 1280 a Gerardo de Divort, quindi ad Aegillo di Belmonte, per poi passare, nel XIV secolo, al "Real Fisco". Nel 1414 ritornò ai signori di Brindisi Baldassarre La Zatta e, successivamente, ad Antonio Sanseverino. I terremoti del 5 e del 10 dicembre 1456 danneggiarono la struttura e distrusse del tutto la grande fortezza ed il feudo, rimase forse abitato solo nei casali circostanti, come dimostrano i ruderi del feudo di Pietra Morella. Anche qui esisteva già un cenobio definito dalla tradizione "basiliano" (cioè dove reano presenti monaci italo-greci), ma nel XVI sec. pervenne ai Padri Certosini di Padula ai quali fu donato dal Principe Nicola Sanseverino, allora proprietario del territorio di Brindisi. Nacque così la "Grancia di S. Demetrio", eretta per designazione del rettore Gerardo Church, detto Dionisio Canonico Potentino. La grancia fu dedicata a S. Demetrio da Irene Scanderbergh, figlia dell'eroe albanese e moglie del Sanseverino. Nel 1700 i Certosini estesero i possedimenti su tutto il feudo ampliando l'antico fabbricato, sede del cenobio, costruendovi abitazioni, mulini e ovili. Il monumento è riconoscibile da una torre di avvistamento con merlatura che sormonta un edificio il cui ingresso è costituito da un grande portale in pietra.

 
     
 
   
     
 
La struttura sembra essere databile alla metà o fine del XVI secolo. Sul lato opposto vi è un altro ingresso che conduceva ad una cappella dove agli inizi di questo secolo si trovava un altare barocco ed una statua di S. Lorenzo. La costruzione ricalca i dettami di S. Bruno, fondatore dell'Ordine monastico certosino, finalizzato al ritiro e alla contemplazione. L'insediamento vero e proprio di Brindisi di Montagna fu invece ripopolato tra il 1532 e il 1534, quando trenta famiglie di immigrati albanesi provenienti dalla città di Corona scelsero come loro dimora la parte più sicura presso il castello che, intanto, era passato a Pietrantonio Sanseverino IV. La torre centrale del castello di Brindisi, costruita dopo l'XI sec. dai Normanni, fu spesso utilizzata come cella d'isolamento, di prigione e spesso di patibolo. Quelli che vi trovavano la morte venivano gettati dalla rupe in pasto alle volpi e ai corvi; una leggenda afferma che fu poi trasformata in una chiesetta dedicata a S. Michele dai duchi Antenori, uno dei quali, il gesuita don Gioacchino, vi fece costruire dietro un casotto laboratorio per i suoi esperimenti chimici. Il periodo degli Antenori, che va dal 1634 al 1811, fu il più ricco per il castello, che raccoglieva ricchezze e segreti. Dagli Antenori, poi, passò in proprietà prima ai Battaglia, quindi ai Fittipaldi.

Nel 1861 il castello vide la paura e nello stesso tempo la fermezza dei Brindisini, quando Borjes, Crocco e Di Langlois si unirono per compiere le note imprese nel territorio della Basilicata centrale.

Di P. Rescio

 
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